Nelle stesse ore in cui non si parla d’altro di violenze nel mondo di Hollywood anche il mondo del punk nostrano si scopre meno sicuro. E’ di oggi, infatti, la notizia di un’avvenuta denuncia da parte di un gruppo hardcore, le cui generalità non sono state fornite, che sarebbe stato vittima di una violenza di gruppo da parte di una quindicina di coproduttori che si sarebbero offerti, con le loro scalcinate etichette, di coprodurre il suo disco d’esordio.
Nella realtà le etichette in questione non erano altro che una copertura da parte dei suddetti coproduttori per ottenere, attraverso promesse di dischi e concerti, favori sessuali da parte di gruppi ansiosi di vedersi pubblicato del materiale senza sbattersi più di tanto. Un sistema ben rodato quindi, che permetteva da un lato a personaggi loschi di ottenere sesso sfruttando la loro posizione e dall’altro ha fatto si che gruppi dal dubbio valore artistico pubblicassero dischi su dischi sotto il cappello dei principi del diy e dell’autoproduzione.
Le indagini sono al momento in pieno svolgimento e non si conoscono ancora i nomi delle etichette coinvolte, ma quelle che si occupano di coproduzioni hardcore in Italia sono così poche che si rischia che quasi nessuno resti escluso da questo scandalo. Gli inquirenti hanno invitato pubblicamente i gruppi che potrebbero aver subito trattamenti simili ad uscire allo scoperto per porre fine a questo insospettabile e vergognoso fenomeno.
Eh, ma potevano o non potevano suonare per lavorare?
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Dovevano denunciare immediatamente, non aspettare ben 2 settimane!
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Eh lo penso anch’io! Che siano parenti del produttore USA?
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Sono tutti parenti col diy degli altri!
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Hahahahaha
Ben detto!
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Allora max rispetto a chi ha rifiutato.
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