Punk non più povero grazie al nuovo governo compra chitarra di Louis Vuitton

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Cari lettori, ricordate quando meno di un anno fa l’annosa questione punk ricchi-punk poveri monopolizzava la nostra e vostra attenzione? Quando i poveri punk di provincia non potevano permettersi il concerto dei Suicidal Tendencies perché troppo costoso? Era lo scorso dicembre, eppure sembra passata una vita. Grazie infatti alle lungimiranti ed azzeccate politiche sociali del nuovo governo Conte, prima tra tutte il reddito di cittadinanza tanto voluto dai 5 Stelle, infatti, la povertà è stata finalmente sconfitta, l’Italia è diventata un paese evoluto e benestante e anche i punk, come effetto di non secondaria importanza, finalmente sono usciti dal loro stato di povertà endemica e si stanno finalmente affacciando al mondo del Lusso.
Ne sa qualcosa in particolare Duccio Gabbano, punk di lungo corso e chitarrista di un gruppo crust, che dopo una vita di ristrettezze da qualche giorno ha finalmente coronato il suo sogno di avere una chitarra unica e per questo ha scelto la via della sobrietà, regalandosi non una Fender o una Gibson, ma uno dei pochissimi modelli di chitarra elettrica Louis Vuitton realizzati per la collezione autunno inverno 2018. Lo strumento, arrivato come è logico che sia con un guitar case coordinato, ha esordito in questi giorni in sala prove e presto vedrà il suo battesimo sul palco.
Molti obietteranno che questa non rientra in quelle che sono le “spese morali” previste dal reddito di cittadinanza, ma Gabbano non si è servito di quei soldi, ma ha risparmiato quelli che ricavava con la colletta. E soprattutto, ora che non è più un punk povero, con il suo gruppo può finalmente suonare in qualsiasi concerto anche senza alcun rimborso spese, visto che lo Stato si prende finalmente cura dei bisogni suoi e degli altri membri del suo gruppo. D’altro canto gli stessi organizzatori di concerti diy adesso offrono ai gruppi caviale (vegan), foie gras (vegan pure quello) e Brunello di Montalcino invece delle birre del discount e della pasta condita con fango.
Una storia a lieto fine, che dovrebbe insegnare a tutti noi che a volte prima di criticare a priori lo Stato e chi ci governa sarebbe il caso di dare loro una possibilità. Forse ne trarremmo vantaggio tutti.

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