L’ultimo (fino a prova contraria) concerto degli Slayer a Milano riecheggia ancora nell’aria e come ogni grande evento il mondo che gli gira attorno si è diviso tra sostenitori e detrattori incalliti. Tra la parte del pubblico metal che ha partecipato con entusiasmo e qualche lacrima e quella, invece, che non ha presenziato volontariamente o per mancanza di biglietti che anche chi, presente o meno, non ha potuto fare a meno di annunciare al mondo tutto che comunque gli Slayer li aveva visti nel 1969 quando ancora si chiamavano Butcher, quando il metal ancora non era nato e Dave Lombardo aveva ancora l’acne da teenager.
Abbiamo interpellato a riguardo Gianni Annemanno, psicologo milanese, che ha offerto il suo parere riguardo ai compulsivi nostalgici dei bei tempi che furono: “A livello strettamente psicologico – commenta – è giusto sottolineare che ribadire a tutti i propri conoscenti e non che gli Slayer li avete visti quando erano negli anni d’oro non vi rende assolutamente delle persone migliori, ma al massimo dei vecchi spocchiosi”. Annemanno aggiunge: “Se per questo stesso motivo avete scelto di non andare a vederli ieri a Milano è anche giusto che sappiate che nessuno ve ne darà merito, ma avete solo fatto a meno di offrire un momento di luce alle vostre misere e squallide vite”.
Lo psicologo conclude parlando di chi, invece, ha inondato i social network con le foto della serata in modo da darsi importanza: “Sarebbe meglio vederseli i concerti invece di perdere tempo su Facebook o Instagram. I like che riceverete saranno sempre meno di chi vede le vostre foto e pensa chi se ne frega!”