Centro sociale cambia nome e diventa Squatters Hotel per migliorare la sua immagine

Di fronte ad un quadro urbano in rapida trasformazione e alla gentrificazione galoppante di interi quartieri un tempo considerati di frontiera ma attualmente sotto la lente della speculazione edilizia in molte città italiane, per gli odierni squat e centri sociali si è aperta una nuova fase nella quale un elemento indispensabile alla sopravvivenza sembra essere quello di cambiare pelle, almeno esternamente, accogliendo suggestioni provenienti dagli stessi settori della società che storicamente li avversano. Proprio in quest’ottica un centro sociale fiorentino, per allontanare i rischi di sgombero e ripulire la sua immagine con il vicinato, ha deciso da oggi di cambiare denominazione, passando da CSOA Vattelappesca a Squatter Hotel. Il nome riecheggia quello di una famigerata catena di hotel per ricchi studenti e turisti ed ha come obiettivo quello di fornire all’esterno un ritratto più rassicurante: niente più richiami ad illegalità ed autogestione, ma un luogo nel quale abitanti abituali di squat siano accolti e possano sentirsi a casa come nella storica tradizione di molti centri sociali.
A dispetto della scritta Hotel che campeggerà presto sulla facciata dell’ex CSOA il servizio di ospitalità resterà gratuito, anche se sarà richiesto più del solito attenzione alla pulizia delle stanze ospiti e degli spazi comuni. Quello che cambierà è l’apertura verso il mondo esterno: previa disponibilità di posti, saranno accolti anche ospiti non necessariamente riconducibili al mondo dei centri sociali, anche se per essere accettati bisognerà passare per l’assemblea dell’Hotel, che potrebbe tuttavia durare più giorni e trattare di argomenti che non hanno niente a che fare con l’ospitalità. In cambio però si vivrà in un ambiente che il post punk levati proprio, ci si ritroverà la vita notturna dentro la propria stanza (altro che nel quartiere); di contro gli ospiti dovranno dare la loro disponibilità incondizionata a partecipare a manifestazioni, sit in, nuove occupazioni e scontri con le forze dell’ordine; ai più partecipativi sarà offerto anche un allungamento della possibilità di permanenza, nonché l’esonero dai turni di recupero cibo al mercato agli orari di chiusura.
E’ presto per dire se questo esperimento socioeconomico avrà successo, ma in caso affermativo non è escluso che Squatters Hotel diventi una catena e prenda piede anche in città diverse, permettendo sempre di più agli amanti degli squat di fare veri e propri tour in giro per l’Italia.

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