
Con un messaggio inviato e pubblicato questa mattina dall’emittente araba Al Jazeera l’Isis ha rivendicato la partenità del video diffuso ieri dalla webzine Punkadeka che mostrava il ritorno in sala prove di un certo numero di gruppi punk hardcore italiani al termine del lockdown. Le immagini, che da più parti erano state accolte come un piacevole segno del ritorno alla normalità della scena, in realtà nei progetti dei terroristi dell’Isis avrebbero dovuto essere interpretate come una minaccia verso il mondo della musica italiana: occhio a riaprire tutto e a permettere che ritornino i concerti dal vivo, abbiamo un esercito di cellule dormienti che possono fare danni in tutto l’arco della scena punk, da quello più pesante fino a quello con tendenze pop.
Basta scorrere l’elenco dei gruppi che partecipano al video per rendersi conto che la minaccia da parte dell’Isis sia reale e non semplicemente sbandierata, così come del fatto che questi gruppi abbiano evidenti legami con il terrorismo islamico: gruppi come gli Spaventapassere sicuramente rappresentano la frangia più segregazionista nei confronti delle donne, così come i Senzabenza riecheggiano la minaccia dell’Isis di impadronirsi dei pozzi di petrolio e lasciarci a secco di carburante; ed ancora i Water Tower che nel nome riecheggiano la tortura nota come water torture, usata dagli americani contro gli affiliati dell’Isis, così come Sinners Squad è senz’altro un nome che fa riferimento a tutti noi infedeli occidentali.
Una vera e propria chiamata alle armi che dovrebbe allarmare i servizi segreti e il ministero dell’Interno, se non fosse impegnati a perdere tempo per fare da scorta ai politici nei loro tour elettorali. Anche per questo motivo quindi la speranza è che il punk hardcore italiano mantenga alta la guardia e combatta le infiltrazioni terroristiche provenienti dal Medioriente.