Consumatori di stupefacenti in busta preoccupati dall’arrivo dei sacchetti a pagamento

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Da ieri in Italia non si discute d’altro e gli effetti di questo nuova tassa rischiano di colpire anche categorie di consumatori atipici. Stiamo parlando, ovviamente, dei sacchetti per frutta e verdura, che dal primo gennaio sono diventati a pagamento, scatenando un diffuso moto d’indignazione in tutto il Paese. Un costo, quello di due centesimi, che sta facendo preoccupare anche chi si serve di bustine per acquistare prodotti che non sono al 100% riconducibili al regno vegetale: tra i consumatori di stupefacenti che vengono abitualmente venduti in busta, infatti, serpeggia un malcelato scontento dovuto all’ennesimo rincaro di prodotti già sensibili alle oscillazioni del mercato. “Non basta quanto spendo ogni settimana, adesso anche i sacchetti dovrò pagare” racconta Cristiano F., consumatore di sostanze inalabili di lungo corso. “Non mi dispiace il fatto che da oggi i sacchetti saranno biodegradabili, però almeno potevano avvertire prima” aggiunge.
C’è invece chi non si scoraggia e ha già pensato a soluzioni alternative: “Ho comprato una busta in tessuto e da oggi andrò dal mio spacciatore con quella, così ammortizzerò la spesa nel corso dei prossimi mesi” confessa un anonimo consumatore con una maggiore coscienza ecologica. Gli fa eco Umberto S., che però aggiunge: “Questo è l’ennesimo attacco alla categoria dei vegani: paghiamo solo perché consumiamo sostanze vegetali, mentre per chi continuerà a drogarsi con prodotti animali non cambierà niente. La cocaina vale come verdura, no?”.
Tra i primi ad adeguarsi, a quanto sembra, i produttori della più volte celebrata Dispeeed, che hanno annunciato che consegneranno le dosi direttamente nei nasi dei clienti, senza altre intermediazioni.
Per la cronaca, qualche consumatore ha annunciato che diventerà straight edge come gesto di disobbedienza civile nei confronti di questa tassa, ma in pochi credono che questo proposito durerà più di qualche giorno.

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